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'ndrangheta, sequestrati beni per 350 mln a una cosca di Crotone

La monumentale struttura calabrese, la Wind farm di Isola di Capo Rizzuto, è tra le maggiori dʼEuropa. Destinatario del sequestro, da 350 milioni di euro, Pasquale Arena, nipote del boss, Nicola

C'è anche il parco eolico "Wind farm" di Isola di Capo Rizzuto (Crotone) tra i beni per 350 milioni di euro sequestrati dalla guardia di finanza di Catanzaro nell'ambito dell'operazione denominata Isola del vento.

Tutte riconducibili, le proprietà sequestrate, a una importante cosca di 'ndrangheta della provincia calabrese, quella della famiglia Arena. Il parco è tra i più grandi d'Europa per estensione e potenza erogata.

A intervenire sono stati i finanzieri del Gico del Nucleo di polizia tributaria, su disposizione della Dda di Catanzaro e il provvedimento riguarda anche le società collegate alla realizzazione e alla gestione del parco. Destinatario del sequestro è Pasquale Arena, funzionario del Comune di Isola, nipote del vecchio capo dell'omonima cosca Nicola Arena (attualmente detenuto in regime di 41 bis) e fratello del boss Carmine, ucciso a colpi di bazooka in un agguato mafioso nell'ottobre del 2004.

Pasquale Arena, gestore occulto degli affari del clan - Secondo le indagini delle Fiamme gialle, l'investimento per realizzare il parco "sarebbe stato da ricondurre alla sfera economico-patrimoniale della cosca Arena" e Pasquale, ritenuto il gestore occulto degli affari della clan, ne avrebbe curato gli interessi economici in veste di longa manus del clan stesso.

Il sequestro è la conseguenza di una precedente indagine, condotta sempre dalla Finanza di Catanzaro, diretta ad accertare l'ingerenza della criminalità organizzata nell'operazione economico-finanziaria relativa alla realizzazione del parco eolico di Isola Capo Rizzuto.

Il parco e gli interessi della cosca - In particolare Pasquale Arena, secondo l'accusa, attraverso un articolato sistema basato su una fitta rete di società estere con sede in Germania, Svizzera e Repubblica di San Marino, detentrici formali delle quote sociali di tre società con sede a Crotone e a Isola Capo Rizzuto, aveva avviato e realizzato, per conto e nell'interesse dell'omonima cosca, il parco eolico Wind Farm. Tuttavia, nell'ambito della precedente indagine, il patrimonio, rappresentato dalle società utilizzate per l'operazione finanziaria e dai relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico, dopo un preliminare sequestro preventivo, veniva successivamente restituito in seguito ad alcuni ricorsi proposti dai formali intestatari dei beni.

Le successive indagini economico-patrimoniali effettuate a completamento dell'intera attività in base alla speciale normativa di prevenzione, coordinate dalla Procura di Catanzaro, avrebbero consentito agli investigatori della guardia di finanza di ricostruire l'ingente patrimonio oggetto dell'investimento e di ricondurne la titolarità alla famiglia Arena. In particolare, l'analisi condotta dai finanzieri del Gico avrebbe consentito di ricostruire, attraverso una lettura critica delle evidenze investigative e i riscontri documentali e bancari, un patrimonio di ingente valore schermato grazie a sofisticati e complessi reticoli societari e successive cessioni di quote, mirate a occultare la reale riconducibilità del parco eolico.

Gli accertamenti, secondo l'accusa, hanno permesso di dimostrare la discrasia esistente tra la apparente titolarità dei beni al centro dell'indagine e l'assenza di idonea capacità reddituale in capo a Pasquale Arena per sostenere l'intera operazione economica, consentendo al Tribunale di Crotone di disporre il sequestro di tre società con sede a Crotone e a Isola Capo Rizzuto e dei relativi complessi aziendali, tra cui il parco eolico "Wind farm".