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Errori in ospedale a Reggio Calabria: arrestati 4 medici, 7 sospesi

Lʼoperazione della Finanza ha smascherato un sistema di copertura di errori nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, Neonatologia e Anestesia. Sospese altre sette persone. Il ministro Lorenzin: "Caso scandaloso"

Quattro medici sono stati sottoposti agli arresti domiciliari dalla Procura di Reggio Calabria con l'accusa di aver coperto errori commessi su pazienti nei reparti di Ostetricia e Ginecologia, di Neonatologia e di Anestesia degli "Ospedali riuniti".

Inoltre altri sei medici e un'ostetrica sono stati sospesi. Secondo quanto emerso nelle indagini volevano evitare di incorrere nelle responsabilità soprattutto giudiziarie.

I medici avrebbero messo in atto un vero e proprio un sistema di copertura illecito in occasione di errori commessi in interventi su singole gestanti o altri pazienti.

La Lorenzin: "Scandaloso" - Per il ministro della Salute, Beatrice Lorenzin, si tratta di "una situazione veramente scandalosa", e appare "strano che le denunce siano pervenute dai pazienti e non dalla direzione sanitaria" dello stesso ospedale di Reggio Calabria". In Calabria, ha sottolineato il ministro, "c'è molto lavoro da fare, e da fare in modo molto veloce".

Nel mirino la morte di due neonati - A portare ad arresto e sospensione dei medici sono state le indagini della Guardia di finanza di Reggio Calabria riguardanti la morte di due neonati e le lesioni irreversibili riportate da un altro bimbo, dichiarato invalido al 100 per cento. Inoltre, l'inchiesta ha riguardato anche traumi e crisi epilettiche di una partoriente, il presunto procurato aborto di una donna non consenziente e le lacerazioni di parti intime e connotative di altre.

Alcuni degli indagati oggi non sono più in servizio al presidio ospedaliero "Bianchi-Melacrino-Morelli" (cioè gli "Ospedali Riuniti"). Gli arresti domiciliari e la sospensione dalla professione per 12 mesi sono stati disposti dal gip su richiesta della Procura.

Per i medici le accuse sono quelle di falso ideologico e materiale, soppressione, distruzione e occultamento di atti veri e interruzione della gravidanza senza consenso della donna. Il presunto sistema di copertura degli errori, secondo l'accusa, sarebbe stato condiviso dall'intero apparato sanitario.