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Il sindaco di Cirò Marina ai vigili: "Allontanare gli immigrati dai negozi"

Insorgono alcune associazioni, tra cui Amnesty International Calabria: "Eʼ un atto di discriminazione". Il primo cittadino Roberto Siciliani replica: "Eʼ per la scabbia"

roberto siciliani
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Il sindaco di Cirò Marina (Crotone) è stato bersagliato da un'ondata di critiche da parte di alcune associazioni che si occupano di aiutare gli immigrati, ma anche da Amnesty International Calabria, a causa di una lettera in cui intima alla polizia municipale di allontanare gli immigrati dagli esercizi pubblici. A destare preoccupazione nel primo cittadino Roberto Siciliani, come scrive lui stesso su Facebook, "sono stati due casi di scabbia".

Il sindaco di Cirò Marina ai vigili: "Allontanare gli immigrati dai negozi"

Alle associazioni che lo accusano di compiere un atto di discriminazione, Siciliani ha replicato che "ho agito come autorità sanitaria locale e, per prevenire la diffusione della scabbia". Tra l'altro "ho chiesto l'intervento dell'Ufficiale Sanitario, non dell'Esercito, innanzitutto perché sottoponesse alle visite e ai controlli sanitari (per la loro tutela e per quella pubblica) tutti gli alunni della classe in cui si erano verificati i casi di scabbia, alunni che sono tutti di Cirò Marina, e poi anche i migranti maggiorenni, che tutte le mattine, compresa stamattina, arrivano a Cirò Marina in pullman da Crotone per fare accattonaggio davanti ai supermercati". "Migranti - ha ribadito - che non hanno un medico curante. Io devo tutelare la salute pubblica della Città che amministro".

Il responsabile di Amnesty Calabria Eugenio Naccarato nei giorni scorsi aveva accusato il primo cittadino di compiere una vera e propria persecuzione: "Le autorità hanno il dovere di proteggere la salute di tutti coloro che si trovano sul loro territorio e di prendere misure a tale scopo - ha afferamto Naccarato -, ma queste non devono avere contenuti discriminatori né indicare un intero gruppo di persone fuggite dalla guerra e dalla persecuzione come portatore di una minaccia alla salute pubblica, confinandolo socialmente o, ancora peggio, auspicando una compressione della libertà personale e di movimento".