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Ascoli, 13enne stuprata: in carcere due profughi nigeriani

Secondo gli inquirenti uno dei due avrebbe convinto la ragazzina ad avere un rapporto sessuale con lui e con il suo amico

Ascoli, 13enne stuprata: in carcere due profughi nigeriani - foto 1
agenzia

E' stato convalidato il fermo dei due profughi nigeriani accusati di aver violentato una tredicenne di Ascoli Piceno.

I migranti, di 20 e 21 anni, erano ospiti dell'Oasi di Carpineto. Secondo gli inquirenti uno dei due avrebbe chiesto un appuntamento alla ragazzina, con cui aveva una relazione, e l'avrebbe convinta ad avere un rapporto sessuale con lui e con il suo amico.

Convalidati i fermi - Solo un arrestato ha risposto alle domande del giudice per le indagini preliminari, Annalisa Giusti, mentre l'altro si è avvalso della facoltà di non rispondere. Il magistrato si è riservato sulla richiesta dell'avvocato difensore, che ha chiesto un'attenuazione delle misure di custodia cautelare. Entrambi gli indagati, quindi, restano in carcere, rinchiusi nella casa circondariale di Marino del Tronto.

La violenza - Secondo la ricostruzione degli investigatori, la madre della 13enne si sarebbe opposta alla relazione della figlia con uno dei due nigeriani, intimando al giovane di non frequentarla più. Lui però non si è dato per vinto e ha chiesto all'adolescente un nuovo appuntamento. La violenza si è consumata nei giardietti di viale Gasperi, in pieno centro: per gli inquirenti l'uomo, che si è presentato accompagnato da un amico, avrebbe convinto la fidanzatina a sottostare a un rapporto sessuale con entrambi. Dopo lo stupro, sempre secondo l'accusa, la vittima sarebbe stata anche minacciata. La minorenne, però, ha trovato il coraggio di confidarsi con la madre e, in seguito, di denunciare tutto alla polizia.

Il sindaco scrive al prefetto - Il sindaco di Ascoli Piceno, Guido Castelli, ha scritto al prefetto per chiedere la convocazione di un comitato per l'ordine e la sicurezza pubblica. Il primo cittadino ha chiesto di condurre "un esame approfondito di tutte le iniziative di controllo e prevenzione da adottare nell'area in cui si è consumato il delitto e nelle zone limitrofe". "Tra i giardini di corso Vittorio Emanuele e la stazione ferroviaria - si legge nella nota diramata da Castelli - si registrano concentrazioni e bivacchi di richiedenti asilo che vanno necessariamente monitorati. Negli ultimi mesi abbiamo assistito ad un incremento che ha generato un senso diffuso di insicurezza tra le persone e dunque, dopo i gravi abusi consumatisi nei giardini pubblici, il sistema pubblico deve curarsi di alleggerire le tensioni che rischiano di turbare quella coesione sociale che ha sempre garantito la nostra città".