FOTO24 VIDEO24 Logo Mediaset ComingSoon.it Donne logo mastergame Grazia Meteo.it People sportmediaset_negative sportmediaset_positive TGCOM24 meteo.it
Podcast DirettaCanale 51
Temi del momento

Milano, è scontro sulla moschea

Maroni ribatte a Curia:"Disinformati"

La moschea di viale Jenner è al centro di uno scontro.

Dopo che monsignor Bottoni aveva detto che "impedire la preghiera è roba da fascisti", il ministro Maroni risponde che le critiche sono frutto di disinformazione: "Non abbiamo parlato di chiuderela. Vogliamo trasferirla in un altro luogo dove siano rispettate le norme". Mentre il presidente della Provincia Penati chiede di multare i musulmani che pregando intralciano il passaggio.

Quattromila fedeli in viale Jenner
Tutto è partito dalla visita del ministro dell'Interno alla prefettura meneghina. In quell'occasione è stato sollevato il caso del più grande centro islamico milanese che, non riuscendo a contenere tutti i fedeli (sono circa 4mila), il giorno della preghiera del venerdì, vede centinaia di persone stazionare all'esterno, sui marciapiedi del viale. Con un certo disagio per i passanti.

Diverse soluzioni
Ma sulla soluzione a questo problema si è scatenata la polemica. Per il ministro Maroni il centro va spostato. Il Comune suggerisce la "moschea a tempo": cioè affidare in gestione al centro islamico, a pagamento, per qualche ora la settimana un luogo chiuso, in particolare il velodromo Vigorelli. Ipotesi che non trova d'accordo il presidente del centro Abdel Hamid Shaari, disposto a pagare un affitto ma non a una sede "volante": "Non siamo nomadi della religione. Vogliamo sentirci a casa nostra, nella nostra città. Noi siamo milanesi" dichiara.

Mons. Bottoni: "Governo fascista"
Anche la Curia interviene: "impedire la preghiera è roba da fascisti" ha detto monsignor Gianfranco Bottoni che, successivamente propone micro-moschee capaci di ospitare 2-300 persone, vicine ai luoghi di lavoro e alle abitazioni dei fedeli islamici.

Penati: "E' ora di applicare la legge: multiamo gli islamici"
Mentre prosegue con la linea dura il presidente della Provincia, Filippo Penati (Pd), che suggerisce persino di multare i musulmani che pregando intralciano il passaggio. "Non capisco perché non sia stato fatto prima".  Del resto, sottolinea Penati, il codice stradale lo prevede in questi casi.

Maroni: "Solo insulti, pensi ai cittadini"
L'uscita dell'esponente della Curia non è piaciuta al ministro dell'Interno che risponde con una lunga intervista sul Corriere della Sera. "Di fronte ad accuse pretestuose e pregiudizi il governo va avanti. E se l'opposizione non vorrà seguirci arriverà al suicidio politico" attacca Maroni. "Evidentemente il destino degli uomini per bene come me è ricevere insulti e non replicare. Mi hanno dato del razzista, del nazista e adesso ancora ingiurie. Io seguo la mia linea: non rispondo, spiego". Poi aggiunge: Io credo che chi fa queste critiche e usa questi toni abbia un problema di scarsa informazione. Noi non abbiamo parlato di chiudere la moschea, anche perché quello di viale Jenner è un centro islamico.

Vogliamo trasferirlo in un altro luogo dove siano rispettate le norme igienico-sanitarie, urbanistiche, e i regolamenti comunali, cosa che invece ora non avviene assolutamente". Poi, ricorda i "diritti dei cittadini milanesi che non possono dormire la notte, girare liberamente per il quartiere, fare ciò che è consentito nelle altre zone". Infine si dichiara sulla stessa linea del Pontefice: "La posizione della Chiesa viene espressa dalla Cei che attraverso il quotidiano Avvenire ha spiegato con chiarezza e senza pregiudizi le mie iniziative e sui rom è stata nettamente favorevole. Osservo con rispetto e condivido la posizione di papa Ratzinger: accoglienza degli immigrati ma seguendo le leggi".


Maroni ha poi precisato che si tratta "Solo di una questione urbanistica: nulla a che vedere con le liberta' religiose''. ''Nessuno ha mai parlato di chiudere la moschea, fosse anche una moschea visto che e' un centro culturale - dice Maroni dopo averne discusso con il commissario europeo Barrot - ma di spostarla per risolvere un grave problema che riguarda e viene denunciato da un intero quartiere''. Si tratta dunque solo di ''una questione urbanistica, nelle mani del sindaco di Milano, per risolvere i problemi che i cittadini denunciano da anni, che rendono la loro vita impossibile, che negano loro tutti i diritti di cittadinanza. ''Nel rispetto - conclude il ministro - di tutte le norme che tutelano tutte le libertà''.