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Verona, genitori ultras si scusano

Giovane in coma verso morte cerebrale

"Voglio far sapere alla famiglia di quel ragazzo che gli siamo vicini, che chiediamo scusa.

Siamo dispiaciuti e addolorati". Con queste parole la madre di Raffaele, il giovane che ha confessato di aver partecipato al pestaggio di Nicola Tommasoli a Verona, ha voluto chiedere perdono per quanto accaduto. Nel frattempo, secondo fonti sanitarie, per il 29enne in coma è iniziato il periodo di osservazione per l'eventuale dichiarazione di morte cerebrale.

Secondo quanto riferisce il Corriere della Sera, per convincere il 19enne ultras di estrema destra sono stati fondamentali i genitori e una prolungata trattativa tra il legale del giovane e il capo della Digos, Luciano Iaccarini. Per decidersi, il ragazzo ci ha impiegato quattro giorni, tre lontano da casa. "C'ero anch'io quella sera - ha detto Raffaele alla madre e al padre quando ha capito che il cerchio delle indagini si stringeva attorno al suo gruppo - ho dato anch'io calci e pugni ma non quando era a terra".

Prima di presentarsi in Questura, il 19enne è stato incalzato dai genitori, protagonisti di un'insistente "opera di persuasione". "Non volevo che finisse così - ha spiegato il giovane ultras - è stata una scazzottata ma nessuno di noi voleva fare tanto male a quel ragazzo". Al pestaggio però Raffaele ha partecipato e i suoi genitori non sanno darsi pace. "Siamo dispiaciuti e addolorati - ha detto la madre del 19enne - Non era questo che avremmo mai voluto né per nostro figlio e per la nostra famiglia, né per quel ragazzo e per la sua famiglia".

Iniziata osservazione morte cerebrale
Per Nicola Tommasoli è iniziato il periodo di osservazione per l'eventuale dichiarazione di morte cerebrale. Lo si apprende da fonti sanitarie. Per l'avvio di questa fase, che per gli adulti si protrae per sei ore, non è ancora necessario il consenso dei familiari, che invece è obbligatorio nel caso vi fosse la possibilità di donazione degli organi.