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Chi era Oriana Fallaci

Vita della più nota scrittrice italiana

A Firenze era nata, il 29 giugno 1929, e a Firenze ha voluto morire, 77 anni dopo.

Avrebbe potuto restare negli Stati Uniti, dove da anni risiedeva. Ma, per il suo ultimo respiro ha scelto di tornare a casa. Per le sue ultime ore ha voluto un ospedale che si affaccia sull'Arno. Nel più stretto riserbo, rigorosamente dettato dal suo inflessibile carattere che ne ha fatto la scrittrice italiana più nota nel mondo.

«Vi sono momenti, nella Vita, in cui tacere diventa una colpa e parlare diventa un obbligo. Un dovere civile, una sfida morale, un imperativo categorico al quale non ci si può sottrarre» (Oriana Fallaci, La rabbia e l'orgoglio)

Durante la seconda guerra mondiale si unì al movimento clandestino della Resistenza Giustizia e Libertà vivendo in prima persona i drammi della guerra: nel corso dell'occupazione di Firenze da parte dei nazisti, il padre Edoardo fu catturato e torturato, ed in seguito rilasciato. Per il suo attivismo durante la guerra ha ricevuto un riconoscimento d'onore dall'Esercito Italiano.

Oriana Fallaci iniziò giovanissima la carriera giornalistica, come inviata speciale ed in seguito come corrispondente di guerra per L'Europeo: dal 1967 in Vietnam, poi nella guerra Indo-Pakistana, in Sud America, in Medio Oriente. Il 2 ottobre 1968, durante una manifestazione di protesta contro i Giochi Olimpici a Città del Messico, rimase ferita negli scontri tra manifestanti e polizia in Piazza delle Tre Culture. Creduta morta, fu portata in obitorio e solo in quel momento un prete si accorse che respirava ancora.
Da reporter di guerra seguì alcuni tra i più importanti conflitti del secolo scorso, dal Vietnam al Medio Oriente.

Poi, alla avventurosa fase delle corrispondenze di guerra  fece seguito la lunga serie di interviste agli uomini e alle donne più potenti della terra: Nguyen Cao Ky, Yasser Arafat, Mohammad Reza Pahlavi, Henry Kissinger, Walter Cronkite, Indira Gandhi, Golda Meir, Nguyen Van Thieu, Zulfikar Ali Bhutto, Willy Brandt, l'Ayatollah Khomeini, e Muammar Gheddafi.

Sono poi numerosi i suoi interventi come opinionista sui fatti principali della cronaca e dei temi contemporanei più rilevanti. Nel novero delle testate per le quali ha collaborato troviamo: New Republic, New York Times Magazine, Life, Le Nouvelle Observateur, The Washington Post, Look, Der Stern, e Corriere della Sera.

Consegnandole la laurea ad honorem in letteratura, il rettore del Columbia College di Chicago la definì uno degli autori più letti ed amati del mondo.

Nell’ultima parte della sua vita, Fallaci si trasferì a New York, nell'Upper East Side di Manhattan e si dedicò prevalentemente all'attività di scrittrice. Ciò mentre, per molti anni lottava contro il cancro che lei definiva "L'Alieno" e che ha finito per sopraffarla.

 

Le battaglie
Dopo l’11 settembre si è dedicata, con libri e articoli, con la passione che l’ha sempre contraddistinta a difendere la cultura occidentale in netta contrapposizione al fondamentalismo islamico. E ciò non senza suscitare grosse polemiche (c’è chi ha parlato di uno scontro adialettico e "violento") ma anche grandi segni di ammirazione.

Recentemente ha preso posizione contro l'eutanasia nel caso di Terri Schiavo, in un articolo apparso su Il Foglio, e contro il referendum abrogativo della legge sulla procreazione medicalmente assistita, con un articolo pubblicato dal Corriere della sera.

Dopo aver espresso per tutta la vita opinioni anticlericali negli ultimi anni si è avvicinata alla Chiesa cattolica. Pubblicamente ha dichiarato la sua ammirazione verso papa Benedetto XVI, che l'ha ricevuta a Castel Gandolfo in udienza privata il 27 agosto 2005. La notizia è stata resa pubblica solamente tre giorni dopo l'incontro mentre i contenuti del colloquio non sono mai stati resi noti.

Nel maggio 2006, intervistata dal settimanale americano New Yorker, con un lungo articolo intitolato The Agitator ("L'Agitatrice"), la Fallaci è di nuovo tornata sugli argomenti che più le stanno a cuore: il mondo islamico, la politica italiana (ma anche l'aborto, i matrimoni gay e l'immigrazione messicana negli USA).

La giornalista-scrittrice ha indirizzato la sua collera contro la costruzione di una moschea a Colle Val d'Elsa dichiarando: «Non voglio vedere un minareto di 24 metri nel paesaggio di Giotto, quando io nei loro paesi non posso neppure indossare una croce o portare una Bibbia. Se sarò ancora viva andrò dai miei amici di Carrara, la città dei marmi. Lì sono tutti anarchici; con loro prendo gli esplosivi e la faccio saltare per aria». D'altra parte, la Federazione Anarchica Italiana ha così commentato le parole della Fallaci: «Non abbiamo, né vogliamo avere, nulla a che fare con questa persona. Non si permetta di usare il nostro nome per pubblicizzare i suoi deliri di distruzione bigotti e reazionari». Oltre ad attaccare i musulmani nell'intervista su New Yorker la Fallaci si oppone all'aborto, («...a meno di non essere violentata e messa incinta da un Osama Bin Laden o da un al-Zarqawi»), ai matrimoni gay («...come i musulmani vorrebbero che tutti diventassimo musulmani, loro vorrebbero che tutti diventassimo omosessuali»). La Fallaci nell'intervento ha inoltre dichiarato di non amare i messicani ricordando il "modo orribile" con cui venne trattata dalla polizia messicana del 1968, quando, ferita durante la manifestazione di protesta contro le Olimpiadi, venne spedita in obitorio ancora viva. A tal proposito ha dichiarato: «Se mi puntassero una pistola e mi dicessero di scegliere chi è peggio tra i musulmani e i messicani avrei un attimo di esitazione; poi sceglierei i musulmani perché mi hanno rotto le palle». Oriana Fallaci nell'intervista ha affermato di non aver votato per le Elezioni politiche 2006 né in Italia né per posta da New York. Dopo aver definito Romano Prodi e Silvio Berlusconi due fottuti idioti riguardo il voto ha detto: «Perché la gente si umilia votando? Io non ho votato. No! Perché ho una dignità. Se a un certo punto mi fossi turata il naso e avessi votato per uno di loro mi sarei sputata in faccia».

Le vicende giudiziarie
Nel 2002 venne citata in Svizzera dal Centro Islamico e dall'Associazione Somali di Ginevra, dalla sede di Losanna di SOS Racisme e da un cittadino privato per il contenuto ritenuto razzista di La rabbia e l'orgoglio. Nel novembre 2002 un giudice sivzzero emise un mandato d'arresto per la violazione degli articoli 261 e 261bis del codice criminale svizzero e ne richiese l'estradizione o il processo al governo italiano. L'allora ministro della giustizia Roberto Castelli respinse la richiesta affermando che la Costituzione Italiana protegge la libertà di parola. L'episodio è menzionato nel suo libro La forza della ragione.

Riconoscimenti
Il 30 novembre 2005 Oriana Fallaci ha ricevuto a New York il premio Annie Taylor per il coraggio del Center for the Study of Popular Culture ("Centro Studi di Cultura Popolare"), un'organizzazione americana conservatrice. La scrittrice è stata onorata per "l'eroismo e il valore" che hanno fatto di lei "un simbolo nella resistenza contro il fascismo islamico e una combattente nella causa dell' umana libertà." L'Annie Taylor Award (istituito in ricordo della prima persona a sopravvivere in un viaggio all'interno di una botte dalle cascate del Niagara) viene assegnato a individui che secondo gli organizzatori hanno mostrato e mostrano eccezionale coraggio in circostanze pesantemente avverse e di fronte a grave pericolo. David Horowitz, il fondatore del centro, motivando la premiazione, ha definito la Fallaci "un generale nella guerra per la libertà".

Su proposta del Ministro dell'istruzione Letizia Moratti il 14 dicembre 2005 il Presidente della Repubblica Italiana Carlo Azeglio Ciampi ha insignito Oriana Fallaci con una medaglia d'oro quale "benemerita della cultura". Le sue condizioni di salute le hanno impedito di prendere parte alla cerimonia di consegna, in occasione della quale ha scritto: «La medaglia d'oro mi commuove perché gratifica la mia fatica di scrittore e di giornalista, il mio impegno a difesa della nostra cultura, il mio amore per il mio Paese e per la Libertà. Le attuali e ormai note ragioni di salute mi impediscono di viaggiare e ritirare direttamente un omaggio che per me, donna poco abituata alle medaglie e poco incline ai trofei, ha un intenso significato etico e morale».

Il 22 febbraio 2006 il presidente del consiglio regionale della Toscana Riccardo Nencini ha insignito la Fallaci della medaglia d'oro del consiglio stesso. L' iniziativa è stata contestata da molte associazioni pacifiste italiane e da quella parte di opinione pubblica contraria alle tesi della Fallaci. Durante la premiazione, avvenuta a New York, la scrittrice ha raccontato del suo tentativo di creare una vignetta su Maometto, in risposta alla montante polemica sulle vignette apparse sui giornali francesi e olandesi, che raffiguravano Maometto. A proposito ha dichiarato: «Disegnerò Maometto con le sue nove mogli, fra cui la bambina che sposò a 70 anni, le sedici concubine e una cammella col burqa. La matita, per ora, si è infranta sulla figura della cammella, ma il prossimo tentativo probabilmente andrà meglio».

Nel marzo 2005 il quotidiano Libero ha lanciato una raccolta di firme affinché il Presidente della Repubblica conferisse alla Fallaci il titolo di senatore a vita. Sono state raccolte oltre 75.000 firme.


I libri
I sette peccati di Hollywood, 1956
Il sesso inutile, 1961
Penelope alla guerra, 1962
Gli antipatici, 1963
Se il sole muore, 1965
Niente e così sia, 1969
Reportage dalla guerra del Vietnam. Un lungo diario di guerra fino alla rivolta degli studenti di Città del Messico per rispondere alla domanda di una bambina: "La vita, cos'è?". Quel giorno sulla luna, 1970 Intervista con la storia, Rizzoli 1974 (Raccolta di interviste realizzate per L'Europeo soprattutto a personaggi politici. Tra gli altri: Henry Kissinger, il generale Giap, Golda Meir, Yasser Arafat, re Husayn di Giordania, Indira Gandhi, Ali Bhutto, Pietro Nenni, Giulio Andreotti, Giorgio Amendola, l'arcivescovo Makarios e Alekos Panagulis).
Lettera a un bambino mai nato, Rizzoli 1975 È il libro più famoso della scrittrice toscana, bestseller in tutto il mondo. Fallaci immagina di parlare con il bambino che porta in grembo chiedendosi se sia giusto o meno donargli la vita
Un uomo, Rizzoli 1979 Dedicato al suo compagno Alekos Panagulis, eroe della lotta contro la dittatura di destra dei colonnelli in Grecia
Insciallah, Rizzoli 1990
La rabbia e l'orgoglio, Rizzoli 2001 che  riprende con varie aggiunte un lunghissimo articolo pubblicato dal quotidiano Il Corriere della sera il 29 settembre 2001. Il tono è quello di un pamphlet contro le dittature, il terrorismo, l'estremismo, il fanatismo religioso dell'Islam, ma anche contro la mediocrità dei governanti, le ragioni di real politik per colpa delle quali la società occidentale (in primis l'Europa) non difenderebbe più, nel confronto con l'Islam, i valori che la contraddistinguono (molti i richiami al Risorgimento, alla Resistenza). Il libro ha suscitato molte critiche e polemiche per il suo taglio duro e per certe affermazioni che, inizialmente attribuite allo shock per gli attentati, in seguito sono state confermate dall'autrice e riprese nel libro successivo.
La forza della ragione, Rizzoli 2004. In questo libro, inizialmente concepito come un post scriptum del precedente libro, la Fallaci risponde ai violenti attacchi ricevuti da gruppi islamici, gruppi politici e movimenti facenti riferimento soprattutto alla sinistra a seguito della pubblicazione del volume del 2001
Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci, Rizzoli 2004 Volume uscito in agosto per i lettori del Corriere della sera; vendette 800.000 copie nella sola estate.
Oriana Fallaci intervista sé stessa - L'Apocalisse, Rizzoli 2005 Esce in libreria Oriana Fallaci intervista Oriana Fallaci con un nuovo titolo, varie aggiunte (la Fallaci narra il suo incontro con Bin Laden) e un nuovo capitolo (L'Apocalisse)

Gli articoli
La rabbia e l'orgoglio da Il Corriere della sera del 29 settembre 2001
Fiorentini, esprimiamo il nostro sdegno da Il Corriere della sera del 6 novembre 2002
La Fallaci processa il suo processo da Il Foglio del 28 maggio 2005
Noi cannibali e i figli di Medea da Il Corriere della sera del 3 giugno 2005
Il nemico che trattiamo da amico da Il Corriere della sera del 16 luglio 2005
The Agitator (in inglese) dal New Yorker del 29 maggio 2006