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Ruby, attesa oggi la sentenza di primo grado

Silvio Berlusconi imputato per concussione e prostituzione minorile. Lʼaccusa ha chiesto sei anni

Ansa

Attesa per oggi la sentenza di primo grado sul caso Ruby che vede imputato Silvio Berlusconi per concussione e prostituzione minorile. Per lui i pm hanno chiesto 6 anni con l'interdizione dai pubblici uffici. Secondo la tesi dell'accusa, Berlusconi avrebbe avuto rapporti sessuali a pagamento con Ruby, pur sapendo che era minorenne e successivamente, per nascondere i fatti, avrebbe fatto pressione sui funzionari della questura di Milano.

In assenza delle repliche della Procura, i giudici già stamani, dopo il deposito di una memoria da parte della difesa, si sono ritirati in camera di consiglio per emettere il verdetto che, probabilmente, arriverà nel pomeriggio, anche se il collegio non ha dato alcuna indicazione sull'orario della sentenza. Molti i giornalisti stranieri in aula e fuori dall'aula. Alla lettura del dispositivo non ci sarà il procuratore aggiunto Ilda Boccassini ma il procuratore della Repubblica, Edmondo Bruti Liberati che affiancherà il pm Antonio Sangermano.

Le tesi di accusa e difesa sono diametralmente opposte. Versioni che corrono su due binari che mai si incrociano e che non hanno nemmeno un punto in comune. A confronto c'è il bianco e il nero senza alcuna sfumatura sulla descrizione delle serate ad Arcore e sullo scopo della telefonata che il leader Pdl fece ai funzionari della questura nella ormai nota notte tra il 27 e il 28 maggio del 2010.

La procura di Milano, infatti, è convinta che a Villa San Martino c'era un "sistema prostitutivo organizzato" da Lele Mora, Emilio Fede e Nicole Minetti per soddisfare con tante ragazze il "piacere sessuale" dell'ex premier. Ragazze tra cui anche la giovane marocchina non ancora maggiorenne e ritenuta parte offesa assieme ad altre 32. Non così per la difesa: nella residenza andavano in scena "cene eleganti e normali", dove si parlava di calcio, politica o gossip, e mai si è assistito a "toccamenti o spogliarelli", come sostiene l'accusa.

Per i pm, inoltre, della minore età di Ruby ne erano a conoscenza Fede, che la portò ad Arcore, ma anche Minetti e altre persone "dell'entourage di Berlusconi". E di conseguenza anche il leader del Pdl sapeva che la marocchina, come lei stessa aveva in un primo momento dichiarato agli inquirenti, aveva 17 anni. Proprio per evitare che venissero alla luce i suoi rapporti con la ragazza e quello che avveniva ad Arcore, sempre secondo l'ipotesi accusatoria, Berlusconi avrebbe fatto "pressioni" sui funzionari della questura per ottenere il rilascio di Ruby, quando venne fermata e trattenuta negli uffici di via Fatebenefratelli.

Silvio Berlusconi, dal canto suo, invece, ha più volte ripetuto di non aver "mai avuto rapporti intimi", che anche lei ha sempre negato. Il leader del Pdl, inoltre, ha spiegato in più occasioni di non essere mai stato a conoscenza della vera età di Karima El Marough e di averla scoperta solo dopo l'episodio della questura. E questo perché la ragazza, a suo dire, raccontava a tutti di avere "24 anni" e di essere la nipote di Mubarak. Così Berlusconi, sempre stando alla sua versione, sarebbe intervenuto telefonando ai funzionari di polizia per evitare un "incidente diplomatico" e non come ritengono i pm per "coprire" le presunte feste a luci rosse. E, per dimostrare tutto ciò, la Procura si è basata su intercettazioni, tabulati telefonici, prove documentali come quelle che attestano i bonifici arrivati alle ragazze dal conto di Berlusconi e, in più, ha portato in aula le testimonianze chiave delle cosiddette pentite del bunga-bunga e del pm minorile Anna Maria Fiorillo.

La difesa invece, non solo ha valorizzato, oltre a quella di Ruby, le deposizioni del capo di Gabinetto della questura Piero Ostuni e dell'allora commissario Giorgia Iafrate, ma anche le dichiarazioni di molte "fedelissime" che ancora ricevono 2.500 euro al mese da Berlusconi, di alcuni personaggi del suo entourage e del suo partito come le ex ministre Mara Carfagna e Maria Stella Gelmini.