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Jolly Nero, il pilota: "La nave non rispondeva"

Antonio Anfossi, del porto di Genova, che era sulla plancia della nave per la manovra in uscita: "Sulla torre sono morti i miei amici". Due sere fa era andato a cena con una delle vittime

LaPresse

Il capitano pilota Antonio Anfossi, che martedì sera era al timone della porta container Jolly Nero, schiantatasi contro il Molo Giano nel porto di Genova, ripete che "La nave non rispondeva". L'uomo è ancora sotto shock, un doppio colpo: per la gravità dell'incidente e per la vicinanza alle vittime. "Erano miei amici". Con uno di loro, il collega Michele Robazza, era andato a cena la sera prima della sua morte.

Ha visto morire i colleghi - Antonio Anfossi conosceva bene la torre che si è sbriciolata uccidendo 7 persone. Ci lavorava e l'aveva lasciata da circa mezz'ora, martedì, per andare ad affiancare il comandante della Jolly Nero, Roberto Paoloni, nell'uscita dalla rada. Probabilmente aveva visto anche alcuni dei colleghi e amici prima del disastro. Anche la moglie sottolinea che li ha visto morire senza poter far niente.

La nave non rispondeva ai comandi - L'altra sera il cargo di 60 mila tonnellate e lungo 240 metri ha lasciato il molo Nino Ronco, il terminal dell'armatore Messina, intorno alle 22.45. Si è mossa in retromarcia per poi fare inversione e uscire di prua dalla rada del porto nel bacino del molo Giano, l'area di fronte alla zona turistica del Porto Antico. Ma la manovra di uscita comincia in ritardo, fa una curva troppo larga che gli impedisce di ruotare con la prua rivolta al mare. Attimi terribili vissuti in prima persona dal capitano, che adesso è un uomo distrutto. "L'ho detto al comandante. Ci stavamo accostando troppo al molo Giano. Poi, all'improvviso, la nave non rispondeva più ai comandi, era fuori controllo. Abbiamo provato a fermarci ma i motori non ripartivano. E' stato tutto inutile - ha detto su quella manciata di secondi che ha strappato la vita a 7 uomini -. Siamo andati a schiantarci contro la torre di controllo ed è stata la fine".

"Non mi sento in colpa" - Anfossi, che è indagato insieme al comandante per omicidio colposo plurimo, è a posto con la coscienza. "Non mi sento in colpa. Non mi considero responsabile dell'accaduto. Adesso per me è il momento delle lacrime. Piango per i piloti e militari scomparsi, ma al contempo voglio capire cosa è accaduto, come questo disastro si sia potuto verificare".