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Amanda: "Ballavo sulla scena del delitto"

Frase-shock nel libro della studentessa inglese, in uscita in questi giorni negli Stati Uniti

LaPresse

Nel suo libro sull'omicidio di Meredith Kercher, la studentessa Usa Amanda Knox rivela un particolare-shock: "Cantai e ballai nella stanza di Mez durante i rilievi della polizia". Poi si giustifica: "Un tentativo per allentare la tensione perché era tutto così surreale". Amanda e il fidanzato Raffaele Sollecito, condannati in primo grado per l'omicidio e assolti in II° grado, attendono che il processo si rifaccia, come stabilito dalla Cassazione.

A fine mese Amanda Knox esce nelle librerie americane con "Waiting to Be Heard" (Aspettando di essere ascoltata) il memoriale sul caso dell'omicidio della sua coinquilina nella notte del 2 novembre 2007, a Perugia. Un libro molto atteso e che ha già fruttato alla studentessa un anticipo di 4 milioni di dollari.

"In cella ho incontrato tante detenute ma io non sarò mai come loro perché mi sono rialzata dal buco nero dov'ero caduta". "Cantai e ballai nella stanza di Mez durante i rilievi della polizia". "Dopo l'arresto la guardia mi guardò come se avessi preteso caviale e prosecco quando chiesi di fare una telefonata". Sono alcune delle rivelazioni contenute nel libro, come riporta il Corriere della Sera.

Il volume si preannuncia come un vero caso letterario. Intanto, ha già ricevuto la benedizione della temutissima critica letteraria del New York Times, Michiko Kakutani, per la quale "l'introspezione cui è stata costretta Amanda in carcere le ha dato una capacità di trasmettere le sue emozioni con un considerevole potere viscerale". "Lei si descrive come "un topo impaurito nel gioco con il gatto".

Il libro cerca di assolvere anche ad una funzione: far dimenticare l'immagine di manipolatrice e seduttrice di Amanda, diffusa dai media. "Ero come una bimba afflitta e smarrita che a 20 anni ancora guardava le persone con innocenza infantile", scrive Amanda. "I flirt con uomini in Italia erano soltanto un modo per sentirmi più donna", assicura, "e a mio agio con l'idea del sesso occasionale praticato da ragazze e ragazzi della mia generazione".

Poi, in un altro passaggio del libro si legge che "una delle mie preoccupazioni è correggere i pregiudizi della polizia. Non volevo che mi credesse una persona cattiva e desideravo far vedere chi ero: una ragazza che amava i genitori, che andava bene a scuola, che rispettava l'autorità e il cui unico problema con la legge era stata una multa al college per disturbo della quiete pubblica durante un party a Seattle". Mentre, della notte dell'omicidio racconta "ero a casa con Raffaele a fumare marijuana che per noi era un'abitudine quotidiana".