Aggressione a Milano, Hosni: "Ho rubato i coltelli perché volevo difendermi"
Il ventenne arrestato al giudice: "Ci sono persone che vogliono farmi del male, non ricordo nulla del mio attacco ai militari. Quel giorno avevo preso droga". E sui video Isis: "Guardati per curiosità"
Il 20enne arrestato per l'aggressione alle forze dell'ordine alla Stazione Centrale di Milano dice di aver rubato i coltelli per difendersi.
E' quanto Ismail Tommaso Hosni avrebbe dichiarato al gip nell'interrogatorio in carcere. "Ho rubato quei coltelli - avrebbe affermato - perché in stazione c'erano persone che volevano farmi del male". "Quel giorno avevo assunto cocaina", ha aggiunto. E sui video Isis postati su Facebook:"Guardati per curiosità".
Il giovane ha poi continuato: "Ricordo che ero in stazione ma non ricordo nulla dell'aggressione. Quando mi sono svegliato avevo il sangue sulle mani".
Il legale del giovane, che ha confermato di
aver fatto istanza al gip di perizia psichiatrica
(il giudice dovrà decidere sulla richiesta, sulla convalida
dell'arresto e sulla misura cautelare), ha spiegato inoltre che
nell'interrogatorio durato circa un'ora e mezza non sono state
fatte domande o accenni all'ipotesi di terrorismo (il ragazzo è
indagato per terrorismo internazionale in un fascicolo che corre
parallelo rispetto all'accusa di tentato omicidio).
Musulmano non praticante -
In ogni caso, già parlando nei giorni scorsi con il
difensore, Hosni aveva confermato di essere musulmano, ma non
praticante, e dunque ha escluso un suo legame con persone vicine
all'Isis.
Hosni ha detto in sostanza di ricordarsi di aver rubato i
coltelli in un supermercato "perché ci sono persone che vogliono
farmi del male e avevo già subito un'aggressione in zona
Maciachini".
Una vita problematica -
Il ventenne ha ripercorso poi davanti al gip
la sua "vita problematica": ha detto di essere andato in Tunisia
dall'Italia a due anni e mezzo perché la madre era stata
arrestata e la sorella affidata a un'altra famiglia
e di essere stato anche da uno psicologo in Tunisia quando aveva
10 anni. Tornato in Italia nel 2015, ha aggiunto, "non
mi trovavo bene con mia madre e il nuovo marito", così è partito
in direzione Milano "dove sono stato un mese e mezza da mia zia
ma poi sono andato a vivere in strada, dormivo nel mezzanino
della stazione e a volte anche in qualche dormitorio, da cui
però spesso mi hanno cacciato". Il giovane ha raccontato inoltre
che "persone più grandi di me mi picchiavano e mi davano la
droga" da spacciare.
Hosni, ha aggiunto il legale, "è controllato 24 ore su 24
nel centro di osservazione psichiatrica di San Vittore e lo
psichiatra ha chiesto che venga visitato da personale del Sert".
Il legale lo ha descritto come "assente e con lo sguardo basso"
durante l'interrogatorio e ha spiegato che "ha chiesto di poter
parlare al telefono con la nonna che sta in Tunisia".