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Orso ucciso a fucilate, l'indagato confessa: "Sono stato io a sparare"

LʼAquila, lʼoperaio di 57 anni era stato ferito dallo stesso animale, colpito alle spalle da cinque pallettoni

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Ha ammesso le sue responsabilità A.C., l'operaio di 57 anni subito sospettato di aver ucciso un orso nell'Aquilano. L'uomo, che era stato ferito dallo stesso animale, ha confessato: "Sì, sono stato io". Di Pettorano sul Gizio, l'uomo ha colpito l'orso alle spalle con cinque pallettoni. Ora è nei guai per uccisione di animale di specie protetta con arma da fuoco.

Inizialmente si pensava che l'orso fosse stato avvelenato, e solo l'esame necroscopico ha potuto stabilire l'esatta dinamica. All'uomo sono stati sequestrati sei fucili a canna liscia e due a canna rigata che sono stati lasciati, almeno per il momento, in casa del possessore. Oltre alle armi, il corpo forestale ha prelevato anche alcune piume appartenenti alle galline che l'orso aveva ucciso durante l'incursione notturna portata a termine dopo l'incontro ravvicinato con il 57enne, rimasto ferito in una caduta mentre cercava di rientrare in casa.

"Difendevo la mia famiglia" - "Sono uscito con il fucile per difendere la mia famiglia poi quando mi sono trovato davanti l'orso ho avuto paura e indietreggiando mi è partito un colpo. Non pensavo di averlo colpito poi quando lo hanno ritrovato ho capito che il colpevole ero io". Il testo è tratto dalle dichiarazioni spontanee rese da A.C. al procuratore della Repubblica del Tribunale di Sulmona, Aura Scarsella, e ai vertici del Corpo forestale dell'Aquila che hanno condotto le indagini sull'orso trovato morto lo scorso venerdì 12 settembre sul ciglio di una pista ciclabile di Pettorano sul Gizio.

Un colpo fortuito da verificare - La versione del colpo di arma da fuoco "fortuito", sottolinea il Corpo Forestale, "dovrà essere confrontato con il quadro probatorio ricostruito dalla polizia giudiziaria". Secondo la ricostruzione il colpo è stato esploso nella notte dell'11 settembre. Secondo il racconto reso alla stampa la mattina subito dopo il fatto, intorno alle 2.30 l'uomo è stato allertato da rumori nel pollaio, è uscito di casa per controllare e si è trovato a tu per tu con l'orso. In seguito il 61enne aveva dichiarato di essersi ferito cadendo all'indietro e perdendo i sensi, per poi andare a farsi medicare al pronto soccorso dell'ospedale di Sulmona.

Primo caso di individuazione in Italia - "È la prima volta in Italia che si riesce a individuare il responsabile della morte di un orso". Lo afferma il Corpo Forestale dello Stato. Una conclusione "rapida", dicono gli inquirenti, che si avvale di indizi inconfutabili come le orme sul terreno, tracce biologiche e il contenuto nello stomaco. Il Capo del Corpo forestale dello Stato, Cesare Patrone, ha immediatamente informato il ministro delle Politiche Agricole, Maurizio Martina, e il ministro dell'Ambiente, Gian Luca Galletti "del brillante risultato raggiunto dalla Forestale". Patrone si è anche complimentato con il Comandante Provinciale dell'Aquila, Nevio Savini, "per la professionalità dimostrata nelle indagini, che ha portato a chiudere il caso in pochissimo tempo".

Una pena "troppo bassa" secondo il Wwf - Il colpevole dell'uccisione dell'esemplare di orso in Abruzzo rischia "troppo poco rispetto all'indotto proveniente dal turismo e dal commercio dei prodotti locali legati a questa preziosa specie". Lo ha fatto sapere il Wwf ricordando che questo è solo l'ultimo episodio di una lunga serie. Negli ultimi 4 anni sono stati 13 gli esemplari assassinati, a fronte di appena 50 orsi marsicani che restano sull'Appennino centrale. "Purtroppo - ha continuato l'associazione ambientalista - per la legge italiana il valore degli orsi è estremamente limitato". Nel caso abruzzese, ha accusato il Wwf "il colpevole rischierebbe appena un'ammenda (tuttora riportata in lire) da 2 milioni a 12 milioni di lire e l'arresto da 3 mesi a 1 anno".

Secondo uno studio citato dal Wwf del Center for Responsible Tourism, l' istituto di ricerca della Stanford University di Washington (USA), "l'ecoturismo per osservare i plantigradi in natura è decisamente più redditizio del turismo venatorio per cacciare questi animali: poter osservare gli orsi nel loro ambiente muove oltre 15 milioni di dollari, 11 volte superiori a quelli generati dai cacciatori alla ricerca dei trofei di grizzly e orsi neri".