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Abruzzo, orso ucciso a colpi di fucile: imputato assolto, ma è polemica

Antonio Centofanti, 65enne di Sulmona, aveva confessato di aver sparato allʼanimale con il suo fucile. Per il tribunale si è trattato di un colpo accidentale, ma gli animalisti si indignano

Abruzzo, orso ucciso a colpi di fucile: imputato assolto, ma è polemica - foto 1
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"Il fatto non costituisce reato".

Così il giudice del Tribunale di Sulmona assolve Antonio Centofanti, il 65enne di Sulmona che nel 2014 aveva confessato di aver sparato e ucciso un orso marsicano. Secondo i magistrati si è trattato di un colpo accidentale, esploso a causa di una caduta ma per Rinaldo Sidoli, reponsabile del centro studi del movimento animalista, questa è "una sentenza a dir poco discutibile, ridicola e scandalosa",

La sentenza Il giudice abruzzese Marco Billi solleva Centofanti dall'accusa di aver ucciso un orso marsicano di proposito, nel 2014. E' stata Tiziana Pinterpe, il pubblico ministero, a chiedere l'assoluzione. Il magistrato è stato d'accordo con la tesi della difesa secondo cui il colpo mortale sarebbe esploso accidentalmente, mentre l'uomo stava cadendo a terra dopo essersi ferito a una gamba. La mattina dopo il fatto, in effetti, Centofanti era stato medicato al pronto soccorso proprio per quell'abrasione.

Gli animalisti "Con questa sentenza si legalizza l'uccisione di esseri innocenti". Sidoli usa parole forti e non ammette attenuanti. "Conservare un animale a rischio estinzione vuole dire anche assicurare la certezza della pena – continua – Chi si macchia di crimini così aberranti ne deve rispondere ai sensi di legge". Secondo il Wwf di orsi marsicani sugli Appennini ne rimarrebbero solo 50 esemplari, mentre sono circa 100 quelli uccisi dall'uomo, in modo accidentale o volontario, dagli anni '70 a oggi. Per questa ragione il responsabile del centro studi del Movimento animalista è preoccupato: "Dopo lo stanziamento di 6 milioni di euro di soldi pubblici per un progetto ad alto impatto nel Parco Sirente-Velino, area protetta regionale e di interesse comunitario, e' chiaro il messaggio: non vogliono tutelare l'orso bruno marsicano. È gia' in atto la devastazione del suo habitat2.

Cos'era successo Lo aveva confessato lui stesso, il 19 settembre 2014. "Sono stato io a uccidere l'orso, ma non volevo... Sono caduto e mi sono partiti dei colpi", aveva detto Antonio Centofanti agli inquirenti. L'uomo, cantoniere dell'Anas, ha un piccolo pollaio a Pettorano Sul Gizio, un paesino alle porte del Parco Nazionale d'Abruzzo. E proprio sulla pista ciclabile di Pettorano era stato ritrovato l'orso già morto. Al procuratore di Sulmona aveva raccontato di essere spaventato, perché l'animale aveva già preso di mira il pollaio. Così, la notte del 18 settembre, quando ha sentito dei rumori, ha imbracciato il fucile ed è uscito: “Sono caduto a terra e per paura di essere aggredito ho sparato... Non avevo capito che si trattava dell'orso", aveva dichiarato. E' vero che una settimana prima l'animale era entrato nel pollaio, uccidendo alcune galline e Centofanti, spaventato, era caduto a terra sbattendo la testa. Gli inquirenti si chiesero dunque se si fosse trattato di un incidente o di una “vendetta”.