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Genova, uccisa a forbiciate: arrestato il vicino di casa dopo mesi di indagini

Lʼuomo la rapinò e poi la uccise con violenza. La vittima, unʼanziana di 90 anni, aveva appena ritirato la pensione

giovanna nina mauro
ansa

Era stata uccisa a ottobre, in casa sua, a Genova, a colpi di forbice, e l'assassino è stato arrestato ora, dopo mesi di indagini.

La vittima, Giovanna Mauro, di 90 anni, e l'omicida è un vicino di casa, che l'ha uccisa dopo averla rapinata. L'anziana, che viveva nel quartiere di Borgoratti, era stata massacrata di botte e poi finita a forbiciate dall'uomo, un idraulico di 56 anni, che l'aveva aggredita proprio poco dopo che aveva ritirato la pensione.

Aveva bisogno di soldi Angelo Sechi, l'idraulico di 56 anni originario di Monterotondo (Roma) arrestato oggi a Genova. Aveva così bisogno di soldi che quando la donna l'ha sorpreso a frugare nella sua abitazione di Borgoratti alla ricerca della pensione lui ha perso la testa e, prese un paio di forbici, l'ha colpita 12 volte per poi conficcargliele nella gola. L'uomo, a Genova da tanti anni, era uno dei vicini di casa di Giovanna Mauro, la pensionata che voleva bene a tutti e alla quale tutti volevano bene.

Il giorno dell'omicidio, Sechi era lì come gli altri a guardare portar via quel corpo martoriato e alla polizia che raccoglieva testimonianze disse di aver visto fuggire un marocchino. Scherzando, disse agli agenti che avrebbero trovato le sue impronte sul campanello perché spesso si recava in casa dell'anziana per qualche lavoretto. Che si fosse trattato di un omicidio per rapina era apparso, allora, subito chiaro: quel giorno la donna avrebbe dovuto andare a prendere la pensione ma per un contrattempo non ci era riuscita.

Chi l'aveva uccisa aveva messo a soqquadro la casa, mentre il corpo della donna giaceva in un lago di sangue nel corridoio. Il ladro s'era portato via un ciondolino d'oro e 50 euro. Nella fretta di andarsene aveva dimenticato nel lavandino del bagno un anello sporco di sangue. Ma è stato il cadavere di Giovanna a mettere la polizia sulle tracce dell'assassino. La polizia trovò sui pantaloni dell'anziana tracce di una calce particolare, la stessa che macchiava i pantaloni di Sechi mentre il medico legale trovò sotto le unghie della donna delle cellule epiteliali e da quelle estrasse il Dna.

Il fatto che non ci fossero impronte digitali portarono la polizia a pensare che l'assassino avesse avuto dei guanti. E le testimonianze raccolte in giro portarono la notizia che Sechi comprò dei guanti proprio la mattina dell'omicidio dopo aver lavorato in un cantiere poco lontano. Sechi si contraddisse: affermò di non aver mai comprato dei guanti poi ammise la circostanza dicendo che erano ancora nella loro confezione a casa sua. Ma i guanti che aveva indicato, e che recavano ancora il cartellino del prezzo, erano stati acquistati da un'altra parte due-tre giorni dopo l'interrogatorio dell'uomo. L'incrocio con il test del Dna l'ha inchiodato.