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Amanda e Raffaele, parla il giudice: "Quella sera non avevano da fare"

Alessandro Nencini spiega che fino alle otto e un quarto del primo novembre 2007 i due condannati avevano impegni precisi ma "poi la situazione è cambiata". E poi: "I giurati bombardati dalla tv". Legali Sollecito: "Dichiarazioni gravissime". Anm: "Intervista inopportuna"

amanda knox
agenzia

"Quella sera Amanda e Raffaele non avevano nulla da fare. L'omicidio nasce da lì". A dichiararlo al "Messaggero" è Alessandro Nencini, presidente della Corte d'Assise d'Appello di Firenze che li ha condannati. "Fino alle 8 e 15 Amanda doveva andare a lavorare da Lumumba, Raffaele alla stazione per un'amica. Poi la situazione è cambiata". Il giudice parla anche di "giurati bombardati dalla tv" e "di condanna sofferta, anche io ho dei figli".

"Se quel giorno la Knox fosse andata al lavoro, probabilmente Meredith sarebbe ancora viva", prosegue Nencini al Corriere della sera. Quanto al movente, il giudice afferma che "abbiamo sviluppato un ragionamento. Sono consapevole che sarà la parte più discutibile".

Dodici ore di camera di consiglio, "necessarie perché i giudici popolari prendessero cognizione degli atti, che sono moltissimi", afferma Nencini, che non si sbilancia sull definizione di delitto a sfondo sessuale. "Non pare esserci un momente prevalente, - precisa - il crimine è nato e maturato all'interno di una serata tra ragazzi". "Cosa sia successo esattamente dopo le otto e un quarto di quella sera nessuno lo sa".

Infine un cenno sulla decisione unanime: "Ho parlato di decisione condivisa. Posso dire che in tutti questi mesi e in particolare al momento dell'ultima riunione abbiamo avvertito la gravità di una sentenza che coinvolge ragazzi persone giovani e intere famiglie. Questa è una vicenda che ha stravolto molte vite".

Difesa Sollecito: "Gravi parole del giudice" - "Le sentenze si rispettano, le interviste no. E' gravissimo, anzi inaccettabile, che il presidente Nencini abbia commentato pubblicamente la sentenza". A dirlo sono gli avvocati Giulia Bongiorno e Luca Maori, legali di Raffaele Sollecito, dopo l'intervista del presidente della Corte d'assise d'appello. "Ai magistrati compete il potere di giudicare - sottolineano -, non quello di intromettersi nelle scelte della difesa". "Ci chiediamo innanzitutto - affermano Bongiorno e Maori - se parla a nome di tutti i giurati e se la frase sul mancato interrogatorio di Raffaele Sollecito significa che, se avesse accusato Amanda Knox, sarebbe stato assolto. Nei prossimi giorni valuteremo le iniziative da intraprendere". Per gli avvocati "la moda delle interviste sulle camere di consiglio scredita l'intera magistratura, ma rilasciare un'intervista dopo una sentenza di condanna è semplicemente inammissibile".

Anm: "Intervista inopportuna" - "Non entro nel merito dell'intervista, ma il fatto che il presidente del collegio giudicante rilasci delle dichiarazioni prima del deposito delle motivazioni e il giorno dopo una sentenza che è all'attenzione pubblica, è di per sé inopportuno". Dura critica al presidente del processo Meredith dal presidente dell'Anm Rodolfo Sabelli