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Milano, quattro arresti e 18 indagati per pedopornografia

Perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Marche. Ingente il materiale trovato dalla polizia postale

Milano, quattro arresti e 18 indagati per pedopornografia - foto 1
agenzia

Quattro persone trovate in possesso di ingenti quantitativi di materiale pedopornografico sono state arrestate a Milano, durante un'operazione condotta dagli agenti della polizia postale e delle comunicazioni.

Altre 18 persone risultano indagate a piede libero. In tutto sono state trovate oltre 20mila immagini tra video e foto pedopornografici, per lo più materiale vecchio che gira da anni in rete.

Nell'ambito dell'operazione, eseguita al termine di indagini durate alcuni mesi, gli agenti del Compartimento polizia postale e delle comunicazioni per la Lombardia hanno eseguito perquisizioni in Lombardia, Piemonte, Veneto, Emilia Romagna, Toscana, Campania e Marche.

Operazione "Ontario" - L'operazione contro la pedopornografia è stata chiamata "Ontario" dal nome della provincia centro-orientale del Canada dove si è sviluppata parte dell'indagine in stretta collaborazione con i colleghi italiani del Compartimento polizia Postale e delle Comunicazioni per la Lombardia, coordinati dalla Procura di Milano.

Tutti incensurati gli arrestati - Gli arrestati italiani sono tutti incensurati: tre disoccupati (un 25enne preso a Latina, un 46enne a Bologna, un 30enne a Napoli) e un impiegato (un 30enne catturato a Torino). Hanno precedenti specifici tre dei 18 indagati, persone definite dagli investigatori "comuni", dagli studenti di 25 anni ai pensionati di quasi 70.

Indagine iniziata nel 2017 - L'indagine è iniziata lo scorso anno ma tra marzo e giugno sono state eseguite 22 perquisizioni in molte regioni italiane che hanno portato al sequestro di 26 smartphone, 7 computer portatili e 18 hard disk con una capacità di 10 terabyte.

Immagini scambiate in app di messaggistica legale - Gli scambi avvenivano attraverso un'app di messaggistica per smartphone legale che però, come spesso accade in questo tipo di reati, era utilizzata come piazza virtuale mascherando la propria identità servendosi di connessioni libere in strada o accedendo al wi-fi di persone ignare. Gli investigatori hanno analizzato 15mila connessioni per individuare la rete di presunti pedofili.

Per entrare nel gruppo necessario il permesso di altri utenti - Prima di poter arrivare alla "stanza" per lo scambio di materiale bisognava fare "anticamera", ovvero attendere il permesso da parte di altri membri che avevano segni distintivi (la foto e lo status) per essere riconosciuti nella comunità. Rischiano pene da 3 a 6 anni.