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Metro C Roma, chiuse indagini: 25 rischiano processo, anche Alemanno

I reati contestati vanno dalla truffa (per 320 milioni) alla corruzione, al falso

Metro C Roma, chiuse indagini: 25 rischiano processo, anche Alemanno - foto 1
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Chiuse le indagini relative ai lavori legati alla Metro C di Roma: in 25 rischiano di finire sotto processo per i reati che vanno dalla truffa (per 320 milioni) alla corruzione e al falso.

Tra gli indagati anche l'ex sindaco di Roma, Gianni Alemanno, l'ex assessore alla Mobilità Antonello Aurigemma (giunta Alemanno), l'ex assessore alla Mobilità Guido Improta (giunta Marino), l'ex dirigente del ministero delle Infrastrutture Ercole Incalza.

Tra gli indagati risultano anche per Roma Metropolitane il direttore tecnico Luigi Napoli, il consigliere di amministrazione Massimo Palombi, il responsabile unico del procedimento Giovanni Simonacci, il consigliere del Cda Massimo Nardi. Per Metro C invece sono finiti sotto inchiesta il presidente Franco Cristini, l`ad Filippo Stinellis e il dg Francesco Maria Rotundi e il direttore dei lavori Enrico Alfonso Molinari.

Gli episodi al centro dell'inchiesta - L'innesco del fascicolo è legato ad una nota del collegio sindacale ed un esposto di una associazione che risale al 2013. Agli indagati viene contestato, a seconda delle posizione, il reato di concorso in truffa aggravata ai danni di enti pubblici in relazione a due episodi ritenuti illeciti: il primo, del 6 settembre del 2011, che ha indotto in errore il Cipe (quanto all'emanazione della delibera autorizzativa del pagamento), oltre allo Stato, alla Regione Lazio e al Comune, fa riferimento al pagamento di 230 milioni di euro, somma che per gli investigatori rappresentava un ingiusto profitto a Metro C, quale Generale Contractor, in quanto "non dovuta".

Il secondo che risale al novembre 2013, riguarda l'erogazione di altri 90 milioni di euro (mai avvenuta), sempre a beneficio di Metro C, quale tranche per la prima fase funzionale dei lavori, anche in questo caso finanziamenti non dovuti perché frutto di un precedente accordo illecito (accordo transattivo). I pm contestano anche alcuni episodi di corruzione legati ad assunzioni di figli e parenti di funzionari pubblici.